Carissimi lettori, oggi voglio rendere omaggio alla nostra amata Calabria, non solo per la bellezza dei suoi paesaggi e la bontà dei suoi cibi ma anche per essere comparsa sul New York Times come regione modello durante la crisi causata dal Covid-19.
Ho deciso dunque di immergermi nelle storie e nelle leggende di questa grande terra. Oggi vi parlerò di Ligea.
“Quanto a Ligea, naufragherà presso Terina
Sputando acqua di mare; i naviganti
La seppelliranno sulla riva ghiaiosa
Vicino ai vortici dell’Okinaros, che come
Un altro Ares dalle corna di toro, con le sue acque
Bagnerà il monumento della fanciulla alata”
Da Licofrone, Alexandra, vv. 726-731
Il mito narra di tre sorelle, Partenope, Leucosia e Ligea, bellissime sirene venerate soprattutto nella Magna Grecia. Queste tre creature cercarono in ogni modo di fermare il viaggio di Ulisse, incantando quest’ultimo e i suoi uomini con il loro ipnotico canto, ma sfortunatamente il loro tentativo fallì miseramente. Le donne rimasero così deluse che si gettarono in mare cercando di porre fine alla loro vita. Il corpo di Partenope venne gettato sulla costa napoletana, quello di Leucosia si arrestò alla foce del fiume Sele mentre Ligea, ancora viva, giunse nel maestoso Golfo di San’t Eufemia. Quest’ultima rimase intrappolata nelle reti dei pescatori e, quando gli uomini la trovarono, incantati dalla sua straordinaria bellezza, decisero di di portarla su una collina dove ella esalò il suo ultimo respiro.
Da quel giorno ogni pescatore rivolse il suo sguardo su quella collina, sperando nell’aiuto e nella protezione della sirena divenuta dopo la morte una ninfa.
Successivamente su quella collina venne costruita la città di Terina, nota per l’abilità degli artigiani con l’oreficeria. Gli abitanti decisero di marchiare le proprie monete con l’immagine della ninfa alata.