“Aronta è quel ch’al ventre li s’atterga,
che ne’ monti di Luni, dove ronca
lo Carrarese che di sotto alberga

ebbe tra ‘ bianchi marmi la spelonca
per sua dimora; onde a guardar le stelle
e ‘l mar no li era la veduta tronca”.

Dante Alighieri, La Divina Commedia
Inferno – Canto XX

 

E’ cosi che il famoso Dante Alighieri ha deciso di celebrare la maestosità nonché la bellezza di questo materiale.

Il marmo di Carrara (per i Romani marmor lunensis, “marmo di Luni“) è un tipo di marmo, estratto dalle cave delle Alpi Apuane in territorio di Carrara, universalmente noto come uno dei marmi più pregiati.

Gran parte del marmo estratto viene mantenuto allo stato di blocco non lavorato e inviato direttamente al porto di Marina di Carrara che gestisce tutt’oggi la maggior parte delle spedizioni, soprattutto all’estero. Gli Stati Uniti si confermano il paese con più domanda di prodotti lavorati e semilavorati, seguiti da Germania, Svizzera, Regno Unito e Francia. In aumento sono anche le richieste dal Medio Oriente, come Emirati Arabi e Arabia Saudita. Quasi tutto il resto del marmo estratto viene invece ridotto in lastre di diverso spessore e poi lucidato a fornire materia prima per pannelli, ornamenti, scale, e altri accessori.

Questo materiale è riuscito a conservare il suo prestigio nei secoli.

L’attività estrattiva si sviluppò a partire dall’epoca romana, e conobbe il maggiore sviluppo sotto Giulio Cesare (48-44 a.C.). 

L’esportazione, che avveniva tramite il porto di Luni, assunse un’entità tale da rifornire le maestranze preposte alla costruzione delle maggiori opere pubbliche di Roma, del suo impero e di numerose dimore patrizie.

Dal V secolo l’attività estrattiva subì un periodo di stasi a seguito delle invasioni barbariche. Più tardi, con la diffusione del cristianesimo, il marmo fu richiesto in grandi quantità per l’edificazione degli edifici religiosi e per il loro arredo interno.

Durante il Rinascimento numerosi artisti decisero di utilizzare il marmo come materiale per le loro opere e così facendo aumentarono la sua popolarità. Citiamo ad esempio Donatello, Bernini, Canova e il grande Michelangelo, amante del marmo, il quale lo definì “ di grana unita, omogenea, cristallina”, paragonandolo addirittura allo zucchero.

Anche nel XX secolo si fece ampio uso del marmo di Carrara, soprattutto durante il fascismo: Mussolini infatti donò perfino del marmo per la costruzione di una delle due moschee della Spianata del Tempio di Gerusalemme.

Dopo tutti questi anni di storia, la fama di questo materiale non accenna a diminuire anzi, grazie alle sue particolari caratteristiche come lucentezza, brillantezza, eleganza ed unicità, rimane il più apprezzato e il più richiesto al mondo.

Possiamo trovarlo ad esempio in quello che una volta era l’atrio delle Torri Gemelle o quello del nuovo World Trade Center, oppure il 432 Park Avenue, il più alto grattacielo residenziale al mondo, rivestito di Marmo di Carrara.

Il “Bianco di Carrara” viene impiegato con successo anche per conservare gli alimenti. Dal marmo infatti si ricavano le conche, che strofinate con aglio, vengono impiegate per riporre le falde di lardo suino e la salata con vari aromi (pepe, cannella, chiodi di garofano, coriandolo, salvia, rosmarino), che diventano tra l’altro il famoso lardo di Colonnata. Di Marmo di Carrara ci sono inoltre i mortai dove pestare basilico aglio e pinoli per preparare il pesto alla genovese.

Sfortunatamente questo marmo non è illimitato.

Negli ultimi 20 anni, si è scavato più che in duemila anni di storia delle cave con il risultato che la modificazione morfologica del territorio apuano è paragonabile a quella avvenuta in un’era geologica. In termini di volumi estratti, si stima che per ogni tonnellata di marmo in blocchi vengono distrutte dieci tonnellate di montagna. Un’attività che ogni anno “mangia” 5 milioni di tonnellate di vette. Causando distruzione parziale o totale di grotte, diminuzione dei bacini idrogeologici e non solo.