Il settore tessile bergamasco ha una lunga storia alle spalle, che viene ritenuta di alta qualità ancora oggi grazie a numerose aziende. Questa tradizione si può certamente definire secolare, con le lavorazioni tessili della zona di Bergamo che hanno affascinato molte persone non solo in Italia, ma anche in tutta Europa con la qualità delle lavorazioni, il vigore dei colori, la purezza dei bianchi, la raffinatezza delle finiture, la nobilitazione di materiali già di pregiata fattura.

Se vogliamo andare un po’ indietro nel tempo possiamo dire che la Bergamasca ha sempre eccelso sia per quanto riguarda la produzione di tessuti sia per la sua ottima organizzazione nelle aziende tessili e per i numerosi nonché efficientissimi macchinari industriali. Per tutto il Dopoguerra ad esempio, la vasta terra Bergamasca è stata uno dei centri produttivi più importanti del Paese e questo ha consentito alla popolazione di accumulare un’enorme quantità di ricchezza, sulla quale ancora oggi una parte riesce a vivere. Furono molte le aziende da cui si riuscì a ricavare grande potere economico ma in particolare ritengo giusto citare i famosissimi villaggi operai, autentici modelli di “città ideale”, come il villaggio Crespi d’Adda, tutt’oggi parzialmente abitato dai discendenti degli operai dell’opificio tessile nonché Patrimonio Mondiale della Cultura da parte dell’Unesco o anche la Honegger, nata grazie ad alcuni industriali cotonieri svizzeri – tedeschi che arrivarono nella Bergamasca intorno alle seconda metà dell’Ottocento, in età protoindustriale, attratti dalla portata e dalla velocità dei fiumi bergamaschi, utili al funzionamento dei primi rudimentali telai meccanici e, insieme agli Italiani riuscirono ad aumentare la produzione tessile nel territorio, permettendo inoltre a molti giovani di migrare a loro volta in Svizzera e crearsi una vita in un paese straniero.

Rimanendo sempre nel tema migrazioni, bisogna sottolineare che prima dell’invenzione del telaio meccanico, la Bergamasca non era affatto un territorio fecondo per i suoi lavoratori; ecco perché molti tessitori cercarono la ricchezza altrove, tra cui nella bella Venezia, città che rappresentava l’approdo quasi ideale, soprattutto per le botteghe. Qui i bergamaschi divennero egemoni nell’arte della seta, così come nella tessitura dei panni.

E, a proposito di arte, già a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento la floridezza di questo mercato aveva addirittura raggiunto le opere d’arte: Palma il Vecchio, uno degli artisti italiani più importanti di quell’epoca, diede spazio nei suoi dipinti anche ai tessuti bergamaschi. Da qui riportiamo uno scritto riguardante l’operato dell’artista: “La sua pittura sembra esaltare l’opulenza di metri e metri di sete lucenti, di bissi di lini del più candido bianco, di veli trasparenti su damaschi dagli esotici disegni, di panni di lana che, nei verdi intensi, nei gialli carichi, nei legnosi marroni raccontano la perizia degli artigiani che li hanno prodotti” (dal volumetto A regola d’arte, Confindustria Bergamo Gruppo tessili e moda).